sabato 15 maggio 2010

Accidenti alle utopie!

Siamo imbevuti di utopie fino al collo, nella nostra mentalità, anche la più quotidiana e più banale. In politica le espongono nella maniera più indecorosa, per dire cosa si dovrebbe dire e fare; si capisce, riferendosi agli altri, perché se i soggetti parlassero di se stessi, magari se la caverebbero ad imbrogliare con la loro verbosità, ma non ad operare. E quel che è peggio noialtri che stiamo a sentirli ci facciamo loro complici in bugie utopiche, sia facendoci loro seguaci sia criticandoli.
La politica è solo n esempio. In campo etico chi non ha visto e sentito pronunciare paradigmi di perfezione umana in opposizione alla rovina di cui si è testimoni oculari? quasi che si fosse realizzato qualche volta nella storia un mondo perfetto o vicino alla perfezione, oppure quasi che si attendesse il suo arrivo in un futuro... Ma quale? Se guardiamo alla storia, le cosiddette età auree, esaminate bene, nascondono al loro interno il seme del tracollo.
Eppure.
Il mio 'eppure' ritorna puntuale.
Sì, non esiste solo il bianco e il nero; si può sempre fare meglio o almeno meno male. Ma per favore, chi parla si faccia l'esame di coscienza per vedere se l'ha fatto lui, qualche volta, il 'meno peggio'
Ausilia

4 commenti:

Unknown ha detto...

Cara Ausilia, parli di utopia, aiutami a capire.
Ragionando sul concetto di etica mi sono trovata a pensare che forse l'etica sta all'estetica come il simbolo sta all'utopia (temeraria).
Parto dall'estetica come principio che sottende alla forma, le mie azioni sono la forma che do a me stessa. Le azioni sono tanto più etiche quanto più omogenee, aderenti a me stessa, ai miei desideri e quindi alla mia estetica. Etica ed estetica sono personali.
Sul piano della rappresentazione e quindi della comunicazione sociale mi sembra che i due concetti siano legati rispettivamente a utopia e a simbolo ma non so se sia una forzatura. Mi sembrerebbe che il simbolo anticipa la realizzazione “etica” (sun ballo, metto insieme desiderio e realizzazione), l’utopia anticipa la visione “estetica” e si serve dei simboli per essere comunicabile.
Tornado al tuo sfogo sulle false utopie penso che, al di là della scarsa onestà intellettuale, quello che osservo non è un eccesso di utopia che francamente non mi sembra così evidente, ma un eccesso di simboli. C’è la mancanza dell’esplicitazione del desiderio profondo e di una dimensione estetica che si estrinseca nel comportamento etico. Si preferisce seguire il mito utopico di un mondo ideale rappresentato da pseudo-simboli piuttosto che confrontarsi con la propria esigenza e con la forma che si vuole dare a se stessi e alle proprie relazioni con il mondo.
Baci Adri

Ausilia ha detto...

Cara, se volessi fare discorsi para-accademici sull’etica, l’estetica, il simbolo, non scriverei in questo blog dove mi esprimo in libertà assoluta, direi ‘sfrenata’, nel senso di ‘senza freni’. Perciò scusami, ma non posso risponderti sui tuoi toni seri: libera tu, naturalmente di usarli, ci mancherebbe!
Ma una cosa sola voglio dirtela. Sono convinta di quello che dico: le utopie pullulano, e vanno sull’onda degli idoli più che dei simboli (per i quali ho grande apprezzamento).
La mia esigenza di fondo? Vivere intensamente alla luce di Dio, dando sempre più posto a Lui e quindi agli altri, ma limitandomi a voler realizzare il "meno peggio": quindi senza utopie. Ausilia

Darianna ha detto...

Oggi mi sono trovata a dover discutere con una ragazza transessuale. Il motivo era il senso stesso della transizione o adeguamento. Nella discussione mi è ritornato alla mente il tuo scritto. Siamo in una società che impregna ogni persona di una serie di stereotipi culturali, mitizzandoli, ideologizzandoli, deformando il senso della autenticità delle persone.
Quel tuo ragionamento mi è apparso chiaro nel momento in cui mi sono scontrata con questa giovane donna, scontenta del proprio corpo, scontenta di sé; così come è stato palese nel momento in cui discutendo con un cliente è apparso evidente come tutto sia nascosto da rappresentazioni sempre più lontane dal reale. Potrei definire questo meccanismo l'espressione assoluta dell'idolatria umana.
Bacione

Ritanna ha detto...

Mi unisco al coro degli "accidenti". Sì, perchè poi non è vero che si crede alle utopie, si inventano per convenzione e ci si pasce di false certezze. Grazie a questo blog che invita, senza dirlo, alla sincerità... con noi stessi.... Ritanna