mercoledì 12 maggio 2010

Mi sono chiesta

Non è il mio tempo, quello dell'immagine, tanto meno quello del ricordo. L'unica cosa che si è impadronita di me è la visione. Evito di cadere nel gioco pericoloso del ricordo!
Mi hanno costretta a vivere nella logica di ciò che resta, dove tutto ha uno specifico prezzo che deve essere corrisposto o pagato. La gratuicità è qualcosa che non può trovare spazio nella mia quotidianità. Se io vi cedo, la pago caramente! Nulla è concesso alla possibilità di un sogno, di una immagine, di un pensare; il fatto impera e si impone, deformando gli individui che vi sono coinvolti in maschere, così che tu vedi persone di cui non scorgi e non riesci a scorgere chi vi si nasconde dietro. Mi chiedo se nei fatti qualcuno vi si nasconda dietro, oppure quelle maschere non servono ad altro che a nascondere la nullità del fatto, di ciò che concretamente si può portare, che resiste alla pioggia, al vento ed al mare!
Mi sono chiesta e mi chiedo cosa sia il vero e cosa sia il falso. Me lo sono chiesta su me stessa, interrogandomi in modo ossessivo, cercando di comprendere chi di fronte a me fosse "vero" o fosse "falso". Mi sono illusa di pensare che solo l'essere vera io stessa potesse costringere altri ad essere veri; ma io sono vera? Io sono falsa? Chi è di fronte a me si trova di fronte ad una maschera che rappresenta qualcuno che ora è così, ora è diverso!
Mi sono chiesta se la questione della verità e della falsità non fossero, nei fatti, solo concetti conseguenti ad un presuppoto ideologico di coerenza, di continuità, e non invece inerenti al quotidiano che si esprime e che - forse - non merita di essere sottoposto ad una valutazione rigida quale può essere la "verità" o la "falsità".
E se fosse che la verità fosse solo lo scorrere del tempo e gli eventi che mutano? E se la verità fosse un divenire invece che un accadimento? Cosa cambierebbe nella nostra comprensione del mondo e nella percezione che noi abbiamo del contesto nel quale viviamo?
Non ho mai costruito castelli di sabbia sulla riva del mare, proprio perché non ho mai sopportato l'idea che il mare li distruggesse; ho scavato buche nella sabbia, nella sciocca speranza che potessero inghiottire il mare! Il mare ha ricoperto le mie buche, come non fossero mai state!
Le buche che ho scavato erano "vere" o erano "false"? Era vera o falsa la mia pretesa di volere che il mare fosse inghiottito da quelle buce? Non so rispondere a queste domande, ma ho consapevolezza che le buche le ho scavate e che ho sempre desiderato che il mare fosse da queste inghiottito.
Forse perché mai ho pensato che avrei potuto camminare sul mare, e forse perché la tempesta mi affascina oltre ogni cosa!
Non mi interrogo più sulla "deità", tanto meno ritengo che il concetto stesso di "umanità" possa più essere adeguato. La biologia non è sufficiente per farmi sentire appartenente ad un continuo, ad un comune denominatore!
Fuori di metafora, vedo i progetti di molti individui venire annientati da un clic di un mouse; vedo la fatica e lo sforzo quotidiano di individui che hanno dato tutto di loro stessi per poter costruire qualcosa per i loro figli e figlie, annientato dal cinismo disinteressato e distaccato di personaggi dietro a scrivanie squallide; personaggi resi sicuri di sé dalla loro posizione e dalla loro sicurezza di avere garantito il cibo per se e per chi gli è vicino!
Ogni castello che viene dissolto è lacrime e sangue, perché non può essere gratuito, perché nulla ti è permesso nella grauicità! Neanche la grazia è così gratuita, poiché un caro prezzo è stato pagato! Quanto conosce il prezzo della grazia chi ne ha avuto occasione di incontrarla, di conoscerla e di viverla.
Oggi scrivevo a te, cara Ausilia, di qual è il mondo con il quale mi trovo a confrontarmi, ma il mondo che mi circonda è lo sguardo spento di un uomo che ha perso la speranza fino al punto di non riuscire neanche più a cogliere l'opportunità!
Non ho immagini ne posso concedermi al ricordo; ho visione! C'è una massa che grida solo "ora devo salvarmi!" e null'altro conta!
Crolla la borsa! Qualcuno gode nel vedere il successo della propria operazione, si perde nel contare quante volte e quante si moltiplicherà quella disperazione e quel prezzo che altri hanno pagato, pagano e pagheranno! Ed il loro gusto non è il guadagno, del quale non hanno necessità, ma è il cinico giusto di aver vinto.
La menzogna? Si, forse è proprio così! Tutto si regge sulla menzonga! Questa mattina io non mi sarei alzata se non avessi mentito a me stessa che qualcosa potevo ancora fare! E domani mi dovrò mentire ancora, ed ancora per andare avanti! Dovrò pensare ipocritamente al sorriso di un bambino, per non vedere il pianto di tanti e troppi!
Tutto si regge sulla menzogna, e spesso si deve compiere una vera e propria opera di persuasione su noi stesse per poter far si che quella menzogna ci appia vera anche per un solo momento. Ma è mentire il darsi fiato e forza di vivere un altro giorno, sapendo bene che se non ci si mentisse sarebbe il lasciarsi morire?
Domani sarò più positiva, la sera mi riesce meno facile!
Un abbraccio
Darianna

3 commenti:

Unknown ha detto...

Cara Darianna, sono Adriana e da qualche anno mi piace fissare i pensieri facendo clic su un'immagine. Tutto avviene proprio come un clic, c'è la scelta di costruire una forma che corrisponde ad una "realtà" osservata, una ricerca delle prime parole e il resto viene come in un sogno.
Ho scritto Gratuità perché quella bambina esiste, non solo come incontro, anche come realtà dentro di me. Falso, vero, non riesco a seguirti, semmai penso alla contraddizione che c'è nel concetto.
L'esperienza quotidiana è quella che tu descrivi (condivido), nulla è gratuito nel senso di "gratis". La contraddizione: nell'incontro tutto è gratuito, non c'è uno scopo preciso, lo scopo è costruito nella libertà, che io ho e che tu hai, di dire vero, falso, bello, brutto, amo, odio, capisco, non capisco, ci sono, .....
La vicinanza che scaturisce dal mio dire non ha la pretesa di entrare nel tuo mondo, il desiderio è di aprire qualche spazio di condivisione "reale".

Con vicinanza.
Adriana

Darianna Saccomani ha detto...

Carissima Adriana,
ogni immagine, proprio per la sua peculiarità, diventa evocazione di qualcosa. Posso solo essere contenta per te che questa "bambina" esista in te, ma mi sfugge come esperienza.
Vivo in quella che qualcuno ha voluto definire come "la sospensione dell'etica", ma che io preferisco chiamare come l'annulamento del presupposto morale della dicotomia "bene" e "male", "vero" o "falso". L'etica è "comportamento", ed in quanto tale non da un valore morale o, comunque, un valore al comportamento in sé.
La mia esistenza è contrassegnata solo da una dimensione, che è quella del presente, e questo presente è animato e sostenuto dalla speranza che mi fa, appunto, alzare ogni mattina ed andare incontro al mio giorno.
Il mio mondo è il tuo mondo, solo che ciascuna di noi lo vive in modo diverso, forse perché ha presupposti diversi, forse perché l'esistenza stessa ci segna inevitabilmente in un modo o nell'altro. La volontà e di aprire dimensioni più ampie possibile di condivisione, che sia condivisione leale, reale, effettiva! E la scommessa, se vogliamo, è proprio questa, cioè di aprire alla condivisione persone con vissuti radicalmente diversi, ma che insieme si interrogano, si confrontano, elaborano un nuovo linguaggio proprio come nuovo senso della comunicazione.
Nella mia esistenza non ho mai trovato alcuna cosa che sia stata gratuita, anzi spesso il fatto che io mi ponessi gratuitamente di fronte ad altri, ha generato sospetti, disastri, dolori e quant'altro.
Tu mi dici, con quanto hai scritto, che ancora c'è possibilità di gratuicità, e questo mi rende contenta e mi da senso di proseguire.
Un abbraccio
Darianna

Unknown ha detto...

Darianna cara, la gratuità è una qualità imprescindibile di ogni relazione, anche di quella che abbiamo in questo momento. La bambina è reale ed è anche metafora di questa gratuità perché i bambini quando giocano non finalizzano le loro azioni, fanno i castelli per il gusto di farli, questa è la loro etica e noi da adulti non dobbiamo dimenticarlo. Essere bambina per me significa desiderare che il senso e il valore di quello che faccio non sia una gabbia ma qualcosa che può servire a me come agli altri, una sorta di distacco liberatorio che un po’ desidero, un po’ mi spaventa.
Penso di essere fortunata perché ho una vita piena di affetti e di cose belle, non ho figli.
Sento che le mie parole possono solo alludere e abbozzare le esperienze, non descrivono.
Con affetto.
Adriana