sabato 15 maggio 2010

Accidenti alle utopie!

Siamo imbevuti di utopie fino al collo, nella nostra mentalità, anche la più quotidiana e più banale. In politica le espongono nella maniera più indecorosa, per dire cosa si dovrebbe dire e fare; si capisce, riferendosi agli altri, perché se i soggetti parlassero di se stessi, magari se la caverebbero ad imbrogliare con la loro verbosità, ma non ad operare. E quel che è peggio noialtri che stiamo a sentirli ci facciamo loro complici in bugie utopiche, sia facendoci loro seguaci sia criticandoli.
La politica è solo n esempio. In campo etico chi non ha visto e sentito pronunciare paradigmi di perfezione umana in opposizione alla rovina di cui si è testimoni oculari? quasi che si fosse realizzato qualche volta nella storia un mondo perfetto o vicino alla perfezione, oppure quasi che si attendesse il suo arrivo in un futuro... Ma quale? Se guardiamo alla storia, le cosiddette età auree, esaminate bene, nascondono al loro interno il seme del tracollo.
Eppure.
Il mio 'eppure' ritorna puntuale.
Sì, non esiste solo il bianco e il nero; si può sempre fare meglio o almeno meno male. Ma per favore, chi parla si faccia l'esame di coscienza per vedere se l'ha fatto lui, qualche volta, il 'meno peggio'
Ausilia

mercoledì 12 maggio 2010

Mi sono chiesta

Non è il mio tempo, quello dell'immagine, tanto meno quello del ricordo. L'unica cosa che si è impadronita di me è la visione. Evito di cadere nel gioco pericoloso del ricordo!
Mi hanno costretta a vivere nella logica di ciò che resta, dove tutto ha uno specifico prezzo che deve essere corrisposto o pagato. La gratuicità è qualcosa che non può trovare spazio nella mia quotidianità. Se io vi cedo, la pago caramente! Nulla è concesso alla possibilità di un sogno, di una immagine, di un pensare; il fatto impera e si impone, deformando gli individui che vi sono coinvolti in maschere, così che tu vedi persone di cui non scorgi e non riesci a scorgere chi vi si nasconde dietro. Mi chiedo se nei fatti qualcuno vi si nasconda dietro, oppure quelle maschere non servono ad altro che a nascondere la nullità del fatto, di ciò che concretamente si può portare, che resiste alla pioggia, al vento ed al mare!
Mi sono chiesta e mi chiedo cosa sia il vero e cosa sia il falso. Me lo sono chiesta su me stessa, interrogandomi in modo ossessivo, cercando di comprendere chi di fronte a me fosse "vero" o fosse "falso". Mi sono illusa di pensare che solo l'essere vera io stessa potesse costringere altri ad essere veri; ma io sono vera? Io sono falsa? Chi è di fronte a me si trova di fronte ad una maschera che rappresenta qualcuno che ora è così, ora è diverso!
Mi sono chiesta se la questione della verità e della falsità non fossero, nei fatti, solo concetti conseguenti ad un presuppoto ideologico di coerenza, di continuità, e non invece inerenti al quotidiano che si esprime e che - forse - non merita di essere sottoposto ad una valutazione rigida quale può essere la "verità" o la "falsità".
E se fosse che la verità fosse solo lo scorrere del tempo e gli eventi che mutano? E se la verità fosse un divenire invece che un accadimento? Cosa cambierebbe nella nostra comprensione del mondo e nella percezione che noi abbiamo del contesto nel quale viviamo?
Non ho mai costruito castelli di sabbia sulla riva del mare, proprio perché non ho mai sopportato l'idea che il mare li distruggesse; ho scavato buche nella sabbia, nella sciocca speranza che potessero inghiottire il mare! Il mare ha ricoperto le mie buche, come non fossero mai state!
Le buche che ho scavato erano "vere" o erano "false"? Era vera o falsa la mia pretesa di volere che il mare fosse inghiottito da quelle buce? Non so rispondere a queste domande, ma ho consapevolezza che le buche le ho scavate e che ho sempre desiderato che il mare fosse da queste inghiottito.
Forse perché mai ho pensato che avrei potuto camminare sul mare, e forse perché la tempesta mi affascina oltre ogni cosa!
Non mi interrogo più sulla "deità", tanto meno ritengo che il concetto stesso di "umanità" possa più essere adeguato. La biologia non è sufficiente per farmi sentire appartenente ad un continuo, ad un comune denominatore!
Fuori di metafora, vedo i progetti di molti individui venire annientati da un clic di un mouse; vedo la fatica e lo sforzo quotidiano di individui che hanno dato tutto di loro stessi per poter costruire qualcosa per i loro figli e figlie, annientato dal cinismo disinteressato e distaccato di personaggi dietro a scrivanie squallide; personaggi resi sicuri di sé dalla loro posizione e dalla loro sicurezza di avere garantito il cibo per se e per chi gli è vicino!
Ogni castello che viene dissolto è lacrime e sangue, perché non può essere gratuito, perché nulla ti è permesso nella grauicità! Neanche la grazia è così gratuita, poiché un caro prezzo è stato pagato! Quanto conosce il prezzo della grazia chi ne ha avuto occasione di incontrarla, di conoscerla e di viverla.
Oggi scrivevo a te, cara Ausilia, di qual è il mondo con il quale mi trovo a confrontarmi, ma il mondo che mi circonda è lo sguardo spento di un uomo che ha perso la speranza fino al punto di non riuscire neanche più a cogliere l'opportunità!
Non ho immagini ne posso concedermi al ricordo; ho visione! C'è una massa che grida solo "ora devo salvarmi!" e null'altro conta!
Crolla la borsa! Qualcuno gode nel vedere il successo della propria operazione, si perde nel contare quante volte e quante si moltiplicherà quella disperazione e quel prezzo che altri hanno pagato, pagano e pagheranno! Ed il loro gusto non è il guadagno, del quale non hanno necessità, ma è il cinico giusto di aver vinto.
La menzogna? Si, forse è proprio così! Tutto si regge sulla menzonga! Questa mattina io non mi sarei alzata se non avessi mentito a me stessa che qualcosa potevo ancora fare! E domani mi dovrò mentire ancora, ed ancora per andare avanti! Dovrò pensare ipocritamente al sorriso di un bambino, per non vedere il pianto di tanti e troppi!
Tutto si regge sulla menzogna, e spesso si deve compiere una vera e propria opera di persuasione su noi stesse per poter far si che quella menzogna ci appia vera anche per un solo momento. Ma è mentire il darsi fiato e forza di vivere un altro giorno, sapendo bene che se non ci si mentisse sarebbe il lasciarsi morire?
Domani sarò più positiva, la sera mi riesce meno facile!
Un abbraccio
Darianna

martedì 11 maggio 2010

Gratuità

Una poesia dell'amica Adriana

I bambini fanno castelli di sabbia
non si dispiacciono di abbandonarli
il mare prima o poi arriva
o il vento o la pioggia,
i castelli verranno distrutti
ma rimane un ricordo
una piccola piuma sulla torre più alta
segno di una conquista, di un successo gratuito.

Essere bambina per costruire castelli
senza il rimpianto di vederli cadere,
lasciare che il mare spiani la sabbia
faticosamente raccolta per raggiungere il cielo
conservare soltanto nel cuore
l’immagine di una piccola piuma
che solo io ho veduto.

Rosignano, 25/4/2010

Menzogne e verità dell'istante

Ho l'impressione che tutto si regga sulla menzogna: si evidenza nel comune modo di parlare, ma in realtà è presente ovunque, perché è iscritta nella transitorietà di tutto, e abita soprattutto dentro noi stessi, nel nostro modo di pensare e di esserci. Pessimismo? No, basta riflettere un po'.
Vogliamo credere all'istante come realtà, mentre nulla c'è di più transitorio (e quindi evanescente) di esso quando pretendiamo di trovare la SUA verità. Cosa c'è di vero-reale in un fiore nell'attimo della sua più alta bellezza, se non che finirà?
Eppure.
Se pensassimo che la verità non è nell'istante in sé e in ciò che esso ci presenta, le cose cambierebbero. La verità tocca l'istante, ma lo trascende. E, mentre lo tocca, lo rende vero, e gli conferisce realtà oltre le apparenze (da lì l'arte). Basta cogliere la verità-NELL'istante non la verità-DELL'istante, e tutto "torna".
Ausilia