sabato 19 giugno 2010

Ferite

... e insulti. Grazie, non c'è di che.
E dovrei mettere punto con il "non ti curar di lor, ma passa e guarda".
Ma se il cuore langue di dolore, non per le ferite ricevute nel proprio sé, bensì per le ferite che una persona riporta nella dimensione assoluta del suo essere persona, fino a diventare fantoccio creato dagli altri, ... e tu che te ne accorgi, che vorresti dargli una mano, lenire qualche piaga..... sei costretta ad assistere impotente?
Soffro, questo è l'unica cosa davvero mia: SOFFRIRE. Le ingiurie che mi rivolgete, gente per bene, non mi toccano, anzi mi fanno ... quasi ... sorridere, tanta è la vostra scempiaggine. La sofferenza è invece sostanza del mio essere-in-situazione-d'impotenza.
Come deve essere terribile la sofferenza di Dio se assomiglia alla nostra del tipo descritto! Terribile. E intanto Lui non la ripudia, come io non mi nego la mia, rassegnandomi alla mia impotenza.
Capisco questo volersi assomigliare nel diritto a soffrire per l'altro vilipeso nella sua dignità di persona libera. Non capisco come mai Lui resista a soffrire, pur potendo vincere l'impotenza e sollevare l'altro. Ci deve essere un qualcosa di più valido della stessa sofferenza per il vilipendio dell'altro.
Ad occhi chiusi mi fido nel credere che la prova dell'impotenza abbia un valore ancora più eccelso del diritto sacrosanto di ciascuno ad essere rispettato nella sua dignità di persona libera. Avevano ragione i sapienti di tempi lontani nel dire che solo il dolore genera cose incredibilmente superiori ad ogni bene. E, mentre riconosco che le cose stanno così - historia docet - il cuore che sanguina in maniera immateriale ma irresistibilmente feroce, si mescola a quello infinito di Cristo.

1 commento:

Darianna Saccomani ha detto...

Non ho da dire! Vorrei poter fare, ma non posso! Si, impotente anche io di fronte a questo grido tuo!Impotente nel poter lenire, tanto meno nel poter curare!
Conosco cosa significa il vedere calpestata la dignità, conosco cosa significa soffrire per l'offesa profonda data alla dimensione assoluta dell'essere persona. Conosco? Conosco la mia, non la tua! E sono così simili da essere totalmente diverse!
La scempiaggine umana fa veramente sorridere, a me fa scuotere la testa come un atto di constatazione disperante, ma non rassegnato! La rassegnazione non ha luogo, non fa parte del nostro essere, non fa parte di noi, di quanto noi siamo.
Un abbraccio
Darianna